Una ruota che sale e scende dallo sgabello

di LUCA SCARABELLI
2008
Questo progetto espositivo prende le mosse da un mio testo pubblicato nel catalogo di una mostra tenutasi qualche anno fa (era il 1996), in occasione dei mondiali di ciclismo su strada ospitati a Lugano, evento a cui parteciparono più di 40 artisti, per la maggior parte della Confederazione elvetica.
Di quella rassegna, ricordo in particolare l’opera di Riccardo Paracchini, presente anche in questa occasione, che uscendo dalla semplice descrizione dell’uomo sulla sella, con una lateralità molto emozionante, guardandosi alle spalle e pensando alla storia privata e quotidiana, propose un delicato lavoro dedicato a Coppi e alla sua Dama Bianca: un piccolo semplice quadro, un dipinto su tavola di legno intitolato “La Dama Bianca bacia Fausto Coppi all’arrivo della corsa”. Era un dipinto tutto rosso, appena venato da alcune leggere striature, realizzato con un rossetto.
Riccardo Paracchini è un artista molto attento e sensibile alle problematiche della tradizione e della dimensione emotiva dell’arte e coerentemente, ciclisticamente è per il velocipede: «Sono un mediocre velocipedista», dice di sé, proprio come Èmile Zola… ma un secolo e più dopo.
Riccardo Paracchini ha «realizzato una pittura su ciò che è arrivato». Nella tradizione della sua cifra stilistica, rielabora immagini trovate su riviste e quotidiani, quindi immagini prelevate dalla realtà comune, per inventare e plasmare, mescolando sacro e profano, angeli-ciclisti che portano la parola e l’annuncio per il mondo.
Questi angeli-pedalatori-annunciatori sono contraddistinti da una veste bianca e da sinuose ali bianche, e sono sospesi in volo al centro di un paesaggio azzurro che ha perso le coordinate spazio-temporali. Indossano il bianco della purezza e il bianco del verbo. “Sono” nella realtà del quadro. La Parola, fonte di verità, il fiato (l’animus) fonte di fatica e sacrificio, esce dalle figure e precede i gesti, e ogni pedalata. La sua pittura modifica così la realtà e le dà un significato diverso. Come dice Paracchini «tutti siamo un po’ messaggeri».
Questi angeli-pedalatori-annunciatori sono contraddistinti da una veste bianca e da sinuose ali bianche, e sono sospesi in volo al centro di un paesaggio azzurro che ha perso le coordinate spazio-temporali.
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