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Bellezza, orizzonte di umana libertà

di GIOVANNI GAZZANEO

2021

Non esiste orizzonte senza cielo. Non esiste corpo senz’anima. Rinunciare al cielo, archiviare l’anima è rinunciare alla verità della vita, alla sua bellezza, alla promessa di felicità, a quella gioia che da fanciulli riempie il cuore e che poi dimentichiamo distratti dal miraggio dei consumi e dei desideri. 

Ci lasciamo ingabbiare dall’ideologia del mercato, anzi del supermercato, da quello sotto casa a quello del dominio globale. Chi ci salverà dalla cosificazione del tutto, del Creato e delle creature? Chi fermerà la dittatura del “pensiero liquido’, che dopo aver reso fluidi i valori, i rapporti sociali, le religioni, vuole fluidificare la natura umana? Perché rinunciamo alla bellezza della libertà? Perché ci facciamo schiavi di una legge, la legge (non solo fisica) di gravità, che tutto attira e tutto atterra. Il nostro destino non è quello della mela di Newton, a patto di non rassegnarci a una vita priva di significato e di bellezza. 

Qualcuno ha detto che fare dono della cultura è fare dono della sete: il resto sarà una conseguenza. «Senza la cultura e la relativa libertà che ne deriva – ci ricorda Albert Camus – la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro». 

Qual è il futuro di un Paese che ai cervelli predilige i capelli, chiude scuole e università e lascia aperti i parrucchieri? Qual è il futuro di un Paese che tollera l’assembramento nei supermercati, mentre chiude al pubblico teatri e musei, pur adeguati alle più severe normative? 

Nessuno nega i pericoli della pandemia, ma nessuno ha il diritto di ridurre la cultura a un optional di lusso per la persona e la comunità, perché la cultura è la vita stessa, la sua dignità, il suo vertice. 

A chiusura del Concilio, san Paolo VI si rivolge agli artisti: «Il mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani». 

testo estratto da “Luoghi dell’infinito” 261, maggio 2021

Resurrezione, 2001, tempera acrilica su stampa su legno

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